Voluntas impugnationis e “conversione” del mezzo non consentito

Giulio Garofalo

Articolo

SOMMARIO   1. Dogma della volontà: genesi di un equivoco. – 2. Un argine alle derive volontaristiche. – 3. “Scorie” negoziali nella ricostruzione delle categorie dogmatiche. – 4. Sfavore per le impugnazioni e ruolo della volontà negli atti di parte. 

Abstract:

L’innesto, nel corpo del codice di rito del 1988, dell’art. 568, comma 5, c.p.p., secondo il quale l’impugnazione è ammissibile indipendentemente dalla qualificazione ad essa data dalla parte che l’ha proposta, sembrava aver posto fine all’annoso dibattito sulle sorti dell’impugnazione proposta con l’indicazione di un mezzo non consentito. Eppure, nonostante il chiaro tenore della norma, apertamente ispirata al favor impugnationis, si assiste alla tendenza giurisprudenziale ad indagare la “reale” volontà della parte, al fine di salvare dalla mannaia dell’inammissibilità le sole domande impropriamente qualificate a causa di un errore nel momento della manifestazione di volontà. Un freno a tali orientamenti arriva dalla sentenza annotata che, facendo corretta applicazione delle regole processuali, riporta la questione su appropriati binari esegetici, senza cedere a tentazioni volontaristiche, ormai superate.

Parole chiave:

Diritto processuale penale – Impugnazioni – Requisiti di ammissibilità – Indicazione di un mezzo non consentito – Conversione dell’impugnazione – Riqualificazione giuridica dell’atto – Volontà della parte – Negozio processuale – Sfavore per le impugnazioni – Abuso del processo – Fattispecie processuale


Title, abstract, keywords

Title:

Voluntas impugnationis and Re-qualification of the Appellate Remedy

Abstract:

The inclusion of Article 568, paragraph 5, of the Italian Code of Criminal Procedure within the 1988 procedural reform – providing that the application for appellate remedy shall be admissible irrespective of the denomination given to it by the appellant– appeared to have put an end to the longstanding debate over the fate of appeals brought by means not legally permitted. Nonetheless, despite the unequivocal wording of the provision – clearly inspired by the principle of favor impugnationis – case law has shown a tendency to scrutinize the “true” intention of the party, with the aim of rescuing only those appeals improperly labeled due to an error in the expression of intent from being dismissed as inadmissible. A corrective to such an approach is offered by the judgment under review, which, through a proper application of procedural rules, redirects the issue onto appropriate hermeneutic grounds, steering clear of voluntarist inclinations that have now been set aside.

Keywords:

Criminal Procedure – Appellate Remedies – Inadmissibility –Improper Means of Appeal – Conversion – Re-Qualification – Voluntas Impugnationis – Disfavor Towards Appellate Remedies – Abuse of Process