Il presente contributo è stato pubblicato nel volume “La Corte costituzionale e il fine vita. Un confronto interdisciplinare sul caso Cappato-Antoniani”, Torino, 2020, curato da Giovanni D’Alessandro e da Ombretta Di Giovine. Si ringraziano i curatori del volume e l’editore per aver acconsentito alla pubblicazione del contributo anche in questa sede.
SOMMARIO 1. Il «caso Antoniani-Cappato» e la «doppia pronuncia» della Corte costituzionale: l’ordinanza n. 207/2018 e la sentenza n. 242/2019. — 2. La sentenza n. 242/2019: una «riformulazione» dell’art. 580 c.p. modellata su un caso concreto. — 3. L’intervento di «separazione» e «duplicazione» dell’art. 580 c.p. Le «ferite dell’anima» e le tipologie tradizionali di suicidio. — 4. I tormenti e «i diritti» del corpo di fronte alla richiesta di assistenza a morire. — 5. La presenza del requisito sub c) come “trump card” della «doppia pronuncia» della Corte costituzionale. — 6. La sentenza n. 242/2019 e gli ulteriori requisiti di natura procedimentale: 1) La concreta possibilità della persona malata di sottoporsi alla terapia del dolore e alle cure palliative; 2) L’aiuto al suicidio nell’ambito di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente. — 7. La sentenza n. 242/2019 e il rischio di generare disorientamento nel dibattito etico e giuridico sulle questioni di fine vita. — 8. Non «soltanto» ferite di un’anima, non «ancora» tormenti di un corpo legato ad una macchina. — 9. Il pre-requisito del coinvolgimento in un percorso di terapia del dolore e di cure palliative: un diritto umano fondamentale.