La premeditazione del delitto tra dogmatica giuridica e neurotecnoscienze

Francesco Mazza

Monografia (2016)

La figura della premeditazione coinvolge due cardini del sistema penale, colpevolezza ed imputabilità. Da sempre richiama l’attenzione dei giuristi che si sono cimentati a fornirne una definizione degna di una consacrazione normativa. Raramente però i codificatori delle varie epoche storiche hanno raccolto il suggerimento dei giuspenalisti, tant’è che anche nel codice vigente la premeditazione non viene descritta. L’avvento delle metodiche sperimentali sviluppate dagli studiosi nel crinale tra Ottocento e Novecento, e perfezionate dai neuroscienziati nella seconda metà del XX secolo con la mappatura dell’articolato funzionamento del cervello umano, offrono allo studioso nuove prospettive nelle quali inquadrare la premeditazione. È così emerso che in tale multiforme funzionamento assurge ad un ruolo centrale il momento deliberativo che non trova realizzazione nella immediatezza, ma perdura stabilmente ed irrevocabilmente nel tempo.
Questa ricostruzione rende la premeditazione incompatibile con alcuni istituti di parte generale del diritto penale e solleva il problema della individuazione dei processi di elaborazione mentale nel correo. Consegue altresì l’impossibilità di configurare la cosiddetta premeditazione condizionata, e si impone al penalista una rivisitazione della imputabilità soprattutto con riferimento al vizio di mente ed agli stati emotivi o passionali, in modo da renderla compatibile con le nuove acquisizioni neurotecnoscientifiche.
Alla luce dei risultati conseguiti da tali nuove metodiche possono trarsi spunti per una diversa delineazione della premeditazione al fine di eliminare ogni incertezza che attualmente emerge dalla lettura degli orientamenti giurisprudenziali.