Le pagine che qui si sono raccolte mirano non tanto a tratteggiare la figura e la posizione scientifica di Giulio Paoli, e cioè dell’accademico autore di manuali e di numerosi studi di vario impegno e spessore, ma piuttosto a dare risalto al suo ruolo e alla sua caratterizzazione come avvocato, nell’esercizio di un’attività vissuta e praticata intensamente come passione civile.
“[…] E c’è pure qui raccolta – tra le molte disperse negli spazi di tante udienze e nelle lunghe attese dei responsi – una magnifica arringa di Paoli, dedicata al notissimo processo Majorana. Come tutti ben sanno, ogni arringa – si vuol dire: ogni arringa nei grandi processi – vive nella luce intensa del dibattimento e dell’oralità, entro l’irripetibile contesto di precise circostanze di tempo e di spazio: circostanze che qui non possiamo certo riprodurre, o anche solo echeggiare. Ma abbiamo quanto basta per farci un’idea più precisa di come Giulio Paoli “facesse” l’avvocato” [dall’Introduzione di Mario PISANI].
“[…] Continuo a sognare, ne sono consapevole. Ma, in primo luogo, so di essere in buona compagnia, se è vero che Giulio Paoli, avvocato e professore di Diritto penale nell’Ateneo fiorentino, transfuga per persecuzione politica in quel di Pavia, maestro di Pietro Nuvolone (se ne veda la dedica de “Il sistema del diritto penale”), proprio immaginando un sogno è riuscito a scrivere pagine memorabili e attualissime su come Egli ha inteso l’esercizio della difesa penale praticato per tutta una vita (il riferimento è allo scritto “Io l’avvocato l’ho fatto così”, edito da Le Monnier, Firenze, nel 1934 e di prossima ripubblicazione)” [tratto da FLORA, Appunti su giustizia penale e scienza del diritto penale, in Giust. pen., 2011, fasc. 4, II, c. 256].