testi ed ipertesti

Sussidiario di diritto penale
Parte speciale
a cura di F. Giunta

4. Meglio della memoria

 

 4.1. A partire dall’Illuminismo, con la crescita di importanza che registrano i beni persona, la legalità penale diventa espressione del favor libertatis, come valore destinato a prevalere sull’uguaglianza di trattamento e la giustizia sostanziale.

 La legge scritta, in quanto modalità comunicativa di contenuti precettivi, amplifica la funzione garantistica della legalità, sulla quale non ha inciso invece l’evoluzione delle tecniche di scrittura.

 È vero, oggi non usiamo più la penna d’oca e il calamaio. La scrittura può fare a meno di un supporto materiale, come la pietra delle tavole di Mosè, e alle cui sorti è stata storicamente legata.

 Ma ci sarà una ragione per la quale anche nell’epoca di YouTube continuiamo a scrivere?

 La risposta è semplice: l’oralità si affida alla memoria, che è fallace; la scrittura al segno. Il suo completamento interpretativo non ne fa venire meno l’oggettività.

 4.2. La parola detta non è mai sola; è accompagnata e completata da altre tecniche di comunicazione destinate a disperdersi: il tono di voce, le pause, l’accelerazione dell’esposizione, la gestualità, la mimica facciale sono parte del linguaggio orale, che per questa sinergia di mezzi espressivi consente una comunicazione immediata e libera, aperta inoltre all’interazione di chi ascolta, quale destinatario tutt’altro che passivo, solitamente. L’integrabilità del parlato è un fondamentale contributo alla comprensione degli enunciati@.

 Per contro, la parola scritta si muove in una cornice di silenzio che accomuna chi la pensa e chi la legge; essa, di regola, non si avvale, nel suo operare, di altri complementi comunicativi. È destinata ad essere autosufficiente o a fallire.

 Anche la combinazione di testo e immagine – si pensi ai fumetti e, un tempo, ai fotoromanzi – si caratterizza per l’omogeneità dei mezzi comunicativi utilizzati, entrambi visivi: il segno si aggiunge al segno, la parola all’immagine. Non cambia la sostanza della tecnica comunicativa.

 Solo la combinazione del testo con altri mezzi espressivi eterogenei – come, per esempio, la musica, che mette in campo un altro senso – pone la scrittura in condizione di subalternità espressiva. Ciò accade, per la forza emozionale della musica, ma anche per la perdita, da parte della scrittura, della sua fondamentale condizione co-espressiva: il silenzio e la sua voce. È esperienza comune, nell’ascolto della musica cantata, che raramente il testo sia socio paritario; talvolta viene adeguatamente vivificato dalla musica, in un equilibrio espressivo perfetto. Più spesso accade che la seconda metta in ombra il primo, rendendo il testo complementare alla musica.

 

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