28/05/2018
fino al 30/05/2018
Roma
Il composito settore della responsabilità penale per colpa professionale si è recentemente arricchito di un nuovo filone, relativo alla responsabilità degli operatori di protezione civile, ai diversi livelli: da quello più operativo fino a quello di vertice.
Tale attività, sostanzialmente assente dai repertori di giurisprudenza fino alla metà degli anni Duemila, è stata oggetto nell’ultimo decennio di oltre sessanta procedimenti penali, alcuni dei quali – per le catastrofi da cui hanno preso le mosse – hanno avuto un’importante eco nazionale e internazionale.
Rilevanti, per quanto oggetto di studi ancora preliminari, sono state anche le ripercussioni che l’incremento dell’avvio di azioni penali comporta sul modus operandi degli operatori. Al pari di quanto già avvenuto in settori analoghi, infatti, il rischio della diffusione di comportamenti difensivi – e delle ricadute negative che questi comportano – non può essere trascurato, essendo un fenomeno di cui già si intravedono i contorni.
Assume quindi importanza fondamentale un uso corretto dello strumentario processual-penalistico, che contemperi – in questo settore di elevata responsabilità professionale come in altri – le esigenze della giustizia e delle vittime di fatti dannosi con i diritti degli indagati, rendendo chiare le linee di condotta utili al buon funzionamento del sistema di protezione civile e prevedibili le valutazioni dell’autorità giudiziaria.
Se la valutazione giuridica dell’operato della protezione civile e dei suoi agenti, nelle linee essenziali, affronta temi complessi ma certamente ben noti (ricostruzione del nesso causale, colpa, reati omissivi impropri), le specifiche peculiarità di questo importante sistema a rete – unico nel suo genere per livello di integrazione tra soggetti pubblici e privati e per il coinvolgimento di tutti i livelli di autorità e di governo – richiedono invece un approfondimento specifico, allo scopo di mettere in chiara evidenza, per il sistema giudiziario come per la società intera, l’architettura effettiva ed il reale funzionamento del Servizio nazionale della Protezione civile.
Ciò posto, il corso si propone l’obiettivo di favorire, all’interno della magistratura – tanto requirente, quanto giudicante – una piena comprensione della struttura, delle regole e capacità operative e dei limiti scientifico-tecnologici che caratterizzano l’attuale sistema della protezione civile. Delineate queste coordinate essenziali, seguirà un approfondimento più prettamente penalistico, volto a uno studio delle questioni più complesse e rilevanti (la valutazione della colpa, l’individuazione dei garanti, il rapporto fra scienza e diritto), anche e soprattutto alla luce delle indicazioni emergenti dalla giurisprudenza in materia, tanto sul piano sostanziale che nella dimensione processuale.
Il programma comprenderà anche una visita dei partecipanti al Centro operativo del Dipartimento di protezione civile, nel corso della quale saranno illustrate le risorse tecniche ed umane disponibili, e sarà in particolare trattato il tema della previsione e del monitoraggio di eventi catastrofici, e dell’organizzazione delle attività conseguenti.